martedì 24 febbraio 2009

Giustizia



Ogni momento in cui lui è incazzato la porta della mia stanza si apre. Lui si sfoga tra le mie braccia, troppo deboli rispetto alla sua forza. Con le mani consuma la sua rabbia, con la bocca assapora la mia verginità.
Mia madre finge di non sentire le mie urla, le mie ennesime lacrime.
Lui si diverte, lui ride, lui sostiene che noi donne siamo tutte delle puttane, siamo degli animali e questo è il destino che ci meritiamo. Sono fortunata a vivere con lui, perché come ragazza, come donna dovrei meritarmi di peggio.
Le mie ferite, ormai, troppo profonde per trovare una cura.
Lei ora mi parla -bisogna tenere unita la famiglia-, solo con pazienza e coraggio affronteremo tutto questo, se Dio ci ha mandato lui è segno che ce lo meritiamo, solo pregando riusciremo a farci perdonare, mettendo fine a tutto questo.

Ogni giorno le botte aumentano, ogni giorno le mie grida si fanno meno acute, le mie lacrime scorrono più lentamente.

Non la voglio più questa vita di merda, voglio anche io la mia possibilità, voglio anche io assaporare la libertà.

Odo pronunciare "Giustizia!", ma che cos'è la giustizia?
È ciò che permette ai cittadini di essere tutelati. Potrei denunciare quel bastardo! I miei occhi si illuminano finalmente nella mia vita vedo un po' di luce....ma....dopo qualche mese potrebbe essere libero.
Potrei scappare...potrebbe raggiungermi; l'unica soluzione è la morte.

Dopo cena lui cercò di nuovo di impossessarsi violentemente di me, ma io no, io non ci sto più. Ho comprato un coltello per l'occasione, lui è sorpreso, io lo colpisco fino a quando non sento le forze abbandonarmi. La mia stanza è un lago di sangue, ma non sono triste, finalmente l'odore della libertà.
Mi tuffo nella vasca, un bagno di un'ora ma sembra un'eternità. Mi cambio ed esco, mi incontro con i miei amici.
La serata più bella della mia vita!

Torno alla pozza di sangue, ormai la polizia ha scoperto tutto. Sul coltello le mie impronte, il giorno dopo lo passo in questura. Io sostengo che è stata legittima difesa, quel bastardo mi violentava.
Nulla, il coltello è stato acquistato tre giorni fa, hai premeditato quell'omicidio.
Mi sono liberata di una prigione per poi andare in un'altra, io dico no.

Gioventù bruciata.

martedì 17 febbraio 2009

Storia


Stavo correndo un lungo corridoio, sulle pareti erano appesi dei quadri impregnati di sangue, con parole a me sconosciute, che al giorno d'oggi non esistono più: Giustizia, Sicurezza, Convivenza, Umanità, Democrazia. Non potevo crederci , stavo percorrendo il corridoio del tempo. Ad un tratto mi accorsi che le pareti scorrevano nel verso opposto al mio, poi d'improvviso si fermarono: il quadro era lì. Con le loro immagini, la metafora era ovvia, tutte quelle parole, tutti quegli ideali sono stati cancellati, omessi da quel quadro. Un uomo vestito di bianco, a fianco un uomo un po' basso privo di capelli, e uomini nudi inginocchiati che pregavano questi due individui e prostitute svestite al loro fianco. Davanti a me il buio, cercavo di correre ma non potevo oltrepassare quel quadro e capii. Non potevo andare nel futuro, non potevo neanche cambiare strada, era ed è la storia del mio Paese. Una storia in cui non sapremo come andrà a finire se non vivendola.

venerdì 13 febbraio 2009

Surrealismo astratto


Due amanti persi nella notte correvano verso il mare senza sapere se sarebbero giunti a destinazione, però dovevano tentare, dovevano provarci, la loro vita dipendeva da quella scelta.
Questa è la mia vita, questa è la mia strada, non puoi impedirmi di vivere, non puoi impedirmi di morire. Puoi solo guardarmi, assaporarmi se vuoi, ma non quando vuoi, questo è il mio corpo decido io cosa farne, no non è vero, è la mia mente. E' l'Io chiamato subconscio che alle volte mi parla. E' la schizzofrenia, sento delle voci nel silenzio, forse è la mia coscienza.
Non lo so, non so niente. Che faccio qui? Mi ritrovo sdraiata a fianco a lei nel letto e una bottiglia di vodka liscia tra le mani. Ora vedo la luce, vedo il buio percepisco il suo calore, sento il suo respiro...ma è tutto così confuso non capisco più nulla. La realtà è così opaca, l'illusione è distinta da tutto il resto. Non so più se quello che vedo, se quello che sento mi appartiene, se i miei sensi sono veri, se sono miei o della donna che mi dorme vicino.
Ora ha smesso di respirare, la sua pelle via via diventa più pallida, piano piano il cuore smette di battere, ora vedo la foresta in lontanaza. Vedo la luna e il sole, la luce e il buio contemporaneamente, guardo le sue palpebre chiuse, le sue labbra ormai viola, provo a sfiorarle sono fredde, come tutto il suo corpo, provo ad aprire di più gli occhi.
Era il mio riflesso, l'altra parte di me.

domenica 8 febbraio 2009

età barocca

Il troppo stroppia. Non è vero. Il troppo è giusto. Se è trasgressione, meglio ancora. Che l'io ma non me stessa ama evadere questo tempo, rompere il muro del suono, per il semplice piacere di farlo. E che me stessa non osi contraddire l'Io più recondito potrebbe offendersi e tagliare i ponti. l'io potrebbe rompere le acque, perdere la verginità. Me stessa non può permettere un simile affronto; che dirà l'uomo la prima notte di nozze quando scoprirà che la verginità si è persa nella notte dei tempi per pura lussuria? Nulla.
Pure lui l'avrà persa con un pornostr che di sicuro gli avrà insegnato i trucchi del mestiere.
Se quel lui fosse una lei? Sarebbe una meretrice.
Se il mio lui fosse una lei questa sì che sarebbe trasgressione, evadere dal vero, da ciò che la mia coscienza mi impone. Adoro i contrasti interiori, me stessa rimette insieme i cocci sparsi qua e là della mia vita. L'Io li rompe. Ma non ho bisogno di giustificare le gesta abitudinarie, tutto è lecito.